Valore di sé
- Maria Lavinia Biasi
- 15 apr 2018
- Tempo di lettura: 3 min

Il valore di sé è il vero potenziale di vita. La potenza che in ognuno esiste come forza naturale e specifica.
Ogni essere vivente ha un valore unico e irripetibile. Mai nella vita si ripeterà quello stesso concepimento.
È questo che dà l’unicità ad ogni uomo.
Unicità che caratterizza e proietta alla vita manifesta in modo singolare.
Dare voce al singolare non significa perdere il concetto di universalità, di globalità... anzi è solo quando ogni essere mette al servizio la propria singolarità che ha origine l’universalità. Universale non significa uguale. Nella parola universo è scritto “verso l’Uno”.
È fondamentale che ogni forma incontri l’essere Uno che È, per entrare a far parte del sistema più ampio e apportare la propria ricchezza. Ogni volta che si nega Sé stessi per essere uguali a qualcos'altro si nega la vita, la vita che si manifesta attraverso quella specifica forma.
Tutti si ha l’idea di un puzzle. Al pensiero che tutte le tesserine debbano essere uguali quale immagine si manifesterebbe?
La sacralità di ogni essere è proprio aderire alla propria impronta vibrazionale di nascita.
Nei momenti in cui si è aderenti alla propria frequenza cellulare si è in una modalità naturale della vita. L’uomo si manifesta in modo pro-attivo e non reattivo.
Essere contro gli eventi non è costruttivo perché non indica cosa fare, indica solo contro cosa lottare. E i propri progetti? I propri intenti? Si perdono al cospetto del difendersi e dell’aggredire. Ma difendersi da cosa? Spesso ci si difende dal dolore conosciuto.
Il passaggio che può permettere di non creare sofferenza dal dolore è maturare la comprensione.
Comprendere è “prendere con me”, accogliere, dare spazio a tutto ciò che “mi comprende”.
Uscire dall’illusione che la vita è generosa con alcuni e punitiva con altri può dare la possibilità di allargare lo sguardo per cogliere il senso degli eventi che ugualmente possono scatenare dolore, ma il coglierne il senso permette di poter andare oltre l’attaccamento e rendere sacro quel dolore che non darà origine a sofferenza ma ad un’evoluzione della coscienza umana.
Si è attori della propria scena sul palcoscenico della vita.
È quello che si vive in questo istante che crea la realtà dell’istante successivo.
Quando ci si assume la piena responsabilità della propria esistenza, perché si è nella certezza assoluta che ogni cosa nella natura biologica delle cose ha un senso, cambia la prospettiva.
In questa nuova prospettiva c’è la possibilità che ogni essere pian piano si avvicini sempre di più alla propria essenza perché vengono liberati tutti i condizionamenti ricevuti che impregnano la memoria genetica e vincolano la possibilità di fare esperienza della realtà mantenendo legati ai bisogni. Bisogni generazionali da cui non si riesce a svincolarsi se non prendendo coscienza del fatto che sono dei bisogni. Nel bisogno non c’è libertà, non c’è piacere, c’è servitù.
La consapevolezza che la vera libertà è la possibilità di realizzare il proprio Sé, unico e irripetibile, dà l’opportunità di sincronizzare l’Io cosciente con il Sé e tutto fluisce ed è armonico.
La felicità, l’amore, la pace sono uno stato dell’essere. L’amore non è quello che si dà o si riceve nella relazione con gli altri, ma è lo stato in cui ci si trova con sé stessi e in relazione.
Si può donare solo ciò che si è.
In ogni istante di vita possiamo costruire amore manifestando la vera essenza di sé, oppure conflitto manipolando la vera natura.
Si è attori sul palcoscenico della vita e ogni attore ha la possibilità di interagire nella scena attraverso la propria unicità e il proprio compito partecipando agli altri e la scena ha un senso che si svela, oppure sentirsi nell’illusione di libertà della propria azione ossessiva e compulsiva e la scena diventa un avvicendarsi di lotta e incomprensione senza senso al servizio dei bisogni primari di sopravvivenza.
La storia si crea in ogni istante, ad ogni respiro si inala l’aria con una memoria universale e si esala aria con una ricchezza in più … la propria ricchezza.
Maria Lavinia Biasi

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