Orientamento
- Maria Lavinia Biasi
- 3 apr 2018
- Tempo di lettura: 3 min

Orientarsi è rivolgere il sé ad oriente. Ad oriente è il sorgere del sole. Per cui rivolgere il sé alla sorgente, dove tutto nasce, dove tutto ha inizio, dove tutto s’illumina.
Ritornare al sé sorgivo per riappropriarsi del proprio progetto di vita permette un orientamento costruttivo nel vivere di ogni individuo.
È nella sorgente che ognuno può incontrare la scintilla di vita che ha permesso la propria manifestazione.
Il processo di riavvicinamento alla fonte originaria può iniziare attraverso la presa di coscienza che nella vita tutto si trasforma perché parte di un inarrestabile mutamento.
Pensate al sole. Nasce ogni giorno con una nuova alba e muore ogni giorno con un nuovo tramonto. Ma è una vera nascita e una vera morte? Quando il sole non c’è si autodistrugge per poi ricrearsi al nuovo mattino? Oppure è solo un’illusione perderlo per poi ritrovarlo?
E così si muove la vita in ogni esistenza. Si rinnova continuamente e costantemente.
Quando siamo nell’illusione di perdere qualcosa o qualcuno dobbiamo aver chiaro che tutto dipende da dove è rivolto il nostro sguardo.
Cosa e dove sto guardando?
…e se dirigo bene il mio sguardo ritrovo ciò che pensavo perduto.
Questa visione rende più fluido il vivere di ogni forma di vita.
Nel tempo abbiamo complicato, con il pensiero separatista, le semplici leggi della natura rendendo insopportabili tanti momenti della nostra esistenza e dilatando nel tempo la sofferenza legata e attaccata al dolore di un istante.
Ritrovare la fluidità, l’armonia con le leggi della natura significa ritrovare un contatto intimo con ogni essere vivente che partecipa alla danza della vita.
Ed ogni essere vivente ha un ruolo fondamentale nel sistema di appartenenza.
Quando questa visione è amplificata, nel nostro cuore e nella nostra mente si ha la chiarezza che ogni essere in vita ha una propria missione, specifica e inconfondibile.
Missione al servizio dell’evoluzione, che nel caso degli umani è l’evoluzione dell’umanità.
E nel processo di questa esistenza, cosa posso trasmutare io, per contribuire all’evoluzione dell’umanità?
Solo questa domanda permette un contatto con la sorgente perché permette di ritornare all’istante del concepimento della forma: unico, irripetibile nella storia dell’umanità.
Istante in cui il progetto di vita inizia a prendere forma attraverso le leggi naturali della vita.
È questo istante che ci caratterizza, che ci identifica, che ci permette di esistere nel mondo manifesto.
Il riconoscimento di questa impronta originaria ci permette di posizionarci nel nostro cammino evolutivo. Da qui scocca la freccia nella precisa direzione. Da qui prende il via quella esistenza in quella precisa direzione.
Nel correre la direzione si possono incontrare tanti ostacoli che possono deviare la direzione stessa e allontanare dall’obiettivo da perseguire, negando così lo schiocco che tutto ha fatto partire.
Tutto devia e manca il raggiungimento dell’obiettivo.
Ci si perde e ci si disperde. Si tenta di riaggiustare il tiro perché si avverte il discostamento dalla traiettoria originaria ma non sempre si riesce a riprenderla.
La paura, l’abitudine, l’insicurezza, l’alienazione sono alleati che non permettono la presa di coscienza di questa separazione dal proprio sé. L’io, l’ego, usa questi alleati per sopravvivere a dispetto del sé.
La vita ci viene sempre in soccorso presentandoci varie opportunità e nel momento in cui riusciamo a vederle come tali si aprono grandi possibilità per questo ricongiungimento.
Le varie parti dell’individuo si ricongiungono al servizio del sé, e si può vedere che niente è stato inutile, tutto era funzionale ad un ricongiungimento consapevole, voluto per ritrovare sé stessi, la propria scintilla di vita con la coscienza del proprio esistere.
Quando tutte queste parti si ricongiungono si può osservare l’unicità di questa particolare unità.
È la rinascita del sé, del sé consapevole.
Da qui la visione ha una prospettiva ampia e al servizio della crescita personale e collettiva.
Ritrovata la sorgente in modo consapevole si ritrova la direzione e l’orientamento, che da sempre in modo coerente si appartengono e che, svelati, permettono la scelta cosciente di ciò che si è, e dell’opera da compiere.
Maria Lavinia Biasi

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